DIPTYQUE LANCIA ORPHÉON, LA NUOVA FRAGRANZA

DIPTYQUE LANCIA ORPHÉON, LA NUOVA FRAGRANZA. UN OMAGGIO AL SUO SESSANTESIMO ANNIVERSARIO E AL MITICO LOCALE

26 APRILE 2021

In occasione del suo sessantesimo anniversario, la Maison ha voluto rendere omaggio al suo mitico contesto. Ne ha ricostituito l’atmosfera con un presupposto fondamentale: poiché non era rimasta memoria dei luoghi, è stato indispensabile reinventarli. Orphéon è un sogno olfattivo. Olivier Pescheux, leale collaboratore storico, ha scelto di comporre la sua formula come un quadro.

LA CREAZIONE NASCE DA UN INCONTRO


Diptyque è un collettivo, un insieme di più elementi che costituiscono un’unica entità. All’origine i tre fondatori, Desmond Knox-Leet, Yves Coueslant e Christiane Gautrot, creatori dell’universo diptyque. Una somma di competenze, un’unione di capacità. È così che, fin dal suo inizio, nata plurima, diptyque è diventata unica.


NOUVELLE VAGUE


Tutto inizia esattamente sessant’anni fa nel Quartiere Latino, nel cuore della vita artistica, notturna e intellettuale di Parigi. Non proprio nel dopoguerra, non ancora nel ’68: in un’effervescenza pacifica. Tutti discutono con tutti, si parla di politica, di libertà, ma anche di cultura, d’innovazione, di scambi fondamentali. I filosofi diventano superstar (Sartre, Aron, Althusser), il cinema francese si reinventa con Godard, Rohmer e Rivette, il jazz esplode ovunque e si afferma il prêt-à-porter.


Il trio si forma in questi anni. Un colpo di fulmine molto originale. Spontaneamente l’amicizia si struttura in una formazione a tre per creare insieme, a sei mani, condividendo entusiasmi, fantasie e desideri. Un’unione che fa fremere le dita e il cuore dei creatori. (“La voglia di realizzare qualcosa di autentico”, dirà più tardi Christiane). Un abbozzo rimbalza su un’idea, un ricordo genera un’intuizione, un dettaglio si arricchisce grazie al successivo o va a perfezionare il precedente, grazie a un terzetto di talenti che si amplificano vicendevolmente. Fraternità, spontaneità, modernità. Work in progress.


Siamo anche nell’epoca d’oro dei caffè parigini: sul boulevard Saint-Germain e nelle vie adiacenti abbondano luoghi d’incontro che Boris Vian definisce “arcipelaghi”. Alcuni aprono solo quando gli altri chiudono: la Rose rouge, il Caveau de la Huchette, il Tabou, il Montana (di già!) e il Méphisto, dove si incontrano Albert Camus e Roger Vadim, un po’ bar e un po’ salotto, forse creato sul modello di un precursore situato proprio all’angolo fra

un bazar con due vetrine e la rue de Pontoise: L’Orphéon.

DI NOTTE


Meno conosciuto dei suoi concorrenti, L’Orphéon è un locale che vive discretamente dalle otto di sera alle otto del mattino. E soprattutto è l’unico che, grazie ai suoi due livelli, propone due ambienti distinti: nella bella cantina a volta, fumosa e allegra, musica, ballo e spettacoli (è qui che il cantante Christophe, venerato dalla scena musicale francese, ottiene il suo primo ingaggio); al piano terra il bar, con i cocktail e i divanetti imbottiti di velluto cremisi.


Perfetto per gli appuntamenti e per conversare, con luci soffuse e una clientela abituale o proveniente da lontano. Qui si incontrano studenti americani che fanno il loro “big tour”, pittori, aspiranti attori o scrittori più o meno affermati, giovani donne amanti della moda e della letteratura, giovani uomini amanti dei ragazzi, e avventori occasionali.


Quando non sono in giro per il mondo, anche Christiane, Desmond e Yves ci vanno spesso, più volte a settimana. La scusa è buona: L’Orphéon è proprio lì vicino, alla porta accanto! È il loro salotto, il ritrovo serale, un ufficio fuori dal loro piccolo regno. Qui invitano i loro amici, si raccontano delle loro scoperte, testano le loro opere, realizzano schizzi… è qui che scaturiscono le idee.


Come spesso accade, questa straordinaria sinergia è destinata ad essere unica e irripetibile. Non esistono documentazioni e sono svaniti anche i ricordi. Sappiamo solo che per diptyque, e per il suo trio, la chiusura del locale rappresentò allo stesso tempo una perdita e un passo in più verso il successo: acquisendone i locali, la superficie della boutique si ampliò di un terzo.


E così la doppia vetrina, che aveva dato il nome alla boutique, divenne un trittico dall’insegna un po’ incongrua. L’imprevisto è sempre benvenuto.

ORPHÉON IMMAGINARIO

In occasione del suo sessantesimo anniversario, la Maison ha voluto rendere omaggio proprio a questo mitico contesto. Ne ha ricostituito l’atmosfera con un presupposto fondamentale: poiché non era rimasta memoria dei luoghi, è stato indispensabile reinventarli. Orphéon è un sogno olfattivo.


Olivier Pescheux, leale collaboratore storico, ha scelto di comporre la sua formula come un quadro.

Lo spazio, dominato dal legno, con i tavoli bassi, le poltrone, le scaffalature del bancone, dove si allineano le bottiglie e le vaschette del ghiaccio, il parquet della pista da ballo in cantina: cedro, vetiver, patchouli.


Le bevande, con la nota piccante delle bacche di ginepro che ricorda il distillato inglese servito nei long drink, accompagnato da una fettina di limone italiano e da una goccia di mandarino verde (come il gin fizz?), qualche cubetto di ghiaccio.

Il tabacco, che in certe serate doveva formare una specie di nebbia di cui nessuno si scandalizzava (altri tempi!), rappresentato dagli accenti acri del lentisco e del galbano, ma anche da quelli più dolci del favo d’api e del cisto, come l’aroma dei sigari di qualità o dell’Amsterdamer da pipa.

Il profumo delle signore, floreale o talcato, ma sempre intenso: ylang-ylang delle Comore, magnolia della Cina, rosa damascena della Turchia. Oltre all’indispensabile e dirompente imprevisto: una splendida e vibrante assoluta di gelsomino d’Arabia, che brilla come un rossetto nella penombra…


Gli uomini, un po’ dandy e spesso dongiovanni, che profumano di muschio o d’ambra (ma anche di sigaretta).


E infine l’illuminazione, che sottolinea l’arredamento: di un rosso soffuso, caldo, su un accordo di fava tonka venezuelana e benzoino vanigliato del Laos. Con una generosa dose di ambroxan, per un’assuefazione senza rischio anche se non priva di turbamento…


In quattro parole: fresco, floreale, sensuale, boisé. E ovviamente senza connotazione di genere.

Anche Gianpaolo Pagni, artista italiano e parigino d’adozione, ha scelto di illustrare come si narra una storia:


Di fronte, al centro dell’ovale, un’interpretazione degli schizzi per tessuti che costituivano la vocazione originale dei nostri artisti associati. Disegni sfalsati come da un effetto ottico e catturati dai raggi luminosi ancora riflessi dall’unico cimelio dell’Orphéon: un pilastro dalle sfaccettature stroboscopiche che ora svetta nella boutique al numero 34. L’anima della festa.

EAU DE PARFUM ORPHÉON 75ml € 135,00